Romeo e Giulietta è un lavoro corale, senza protagonisti assoluti: se la tragedia è, nell'accezione medioevale, la caduta di un grande, re o eroe, questo è dramma borghese con un secolo e mezzo di anticipo, in quanto racconta una sventura a cui prende parte tanta gente comune. Dei ben trentatré parlanti, astutamente distribuiti in modo che possa dar loro vita anche una compagnia di undici o dodici attori abituati a moltiplicarsi (Tebaldo e Paride avevano lo stesso interprete, come Benvolio e Baldassarre, e forse come la Balia e Montecchi padre…), molti si impongono all'attenzione, e con particolare rilievo i due che, quasi inesistenti nelle fonti, Shakespeare sviluppò in modo geniale: la Balia, popolana schietta, chiacchierona, furba e alla lunga cinica e pronta ad adeguarsi a dove soffia il vento; e Mercuzio, l'estroso motteggiatore, l'amico brillante, la cui tirata sulla Regina Mab, che apparentemente nulla ha a che fare con la storia, prepara quasi subliminalmente sia gli spettatori sia Romeo - che fino adesso si è gingillato con la retorica del proprio presunto amore per Rosalino - al devastante ingresso dell'amore vero e della Poesia. Mercuzio, l'unico al di sopra delle parti, ossia non coinvolto nella polverosa faida, è la vita della pièce; quando muore lui la luce più vivida si spegne, e tutto non può che precipitare verso la rovina.
Romeo and Juliet is a choral work, without total main players: if tragedy is in the medieval conception the fall of a great one, king or hero, this is bourgeois drama a century and a half early, in that it tells of a bane with a lot of common people participating. Out of as many as thirty three speakers, cleverly distributed so they can be enlivened by a company of eleven or twelve actors used to doubling, many capture the attention, in particular the two who Shakespeare ingeniously developed: the Maid, blunt, gossiping, sly and finally cynical plebeian, ready to follow where the wind blows; and Mercury, the freakish mocker, witty friend, whose tirade on Queen Mab, apparently nothing to do with the story, almost subliminally prepares both viewers and Romeo - who until now dabbled in rhetoric of his own presumed love for Rosalina - for the devastating entrance of true love and Poetry. Mercury, the only one above parties, or rather not inolved in the dusty feud, is the life of the play; when he dies the most vivid voice is extinguished, and all can only head for ruin.